Salvare le Tradizioni e Sostenere le Comunità

Le immagini della processione in onore di S. Efisio, che ha attraversato le strade di Cagliari immerse di colori e tradizioni secolari, hanno riportato all’attenzione il delicato equilibrio delle nostre comunità rurali.
In un mondo sempre più globalizzato e urbanizzato, il tessuto culturale e sociale delle zone interne rischia di sgretolarsi se non si affrontano con determinazione i crescenti problemi legati allo spopolamento e alla mancanza di servizi essenziali. Il declino delle zone rurali non è una novità. Da decenni si parla della necessità di preservare queste aree e le loro ricche tradizioni, tuttavia, finora le soluzioni efficaci sono rimaste elusive. È urgente affrontare la questione con una strategia chiara e mirata.
Secondo la recente strategia nazionale per le zone interne, è fondamentale concentrarsi su tre pilastri del benessere comunitario:
- Sanità
- Istruzione
- Mobilità.
Questi servizi sono il fondamento su cui si basa la qualità della vita nelle zone rurali e la loro attrattività per nuovi residenti. Tuttavia, le politiche adottate dal governo precedente hanno indebolito drasticamente questi settori vitali, mettendo a rischio l’esistenza stessa delle comunità rurali.
Per invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile alle zone interne, il nuovo governo deve agire con fermezza. È indispensabile promuovere un accesso universale e equo ai servizi sanitari, garantire un’istruzione di qualità e migliorare le infrastrutture di trasporto e mobilità nelle aree rurali. Solo così sarà possibile mantenere vive le tradizioni e sostenere le comunità rurali nel lungo termine.
È giunto il momento che la questione delle zone interne diventi una priorità nell’agenda politica del governo regionale. È necessario un impegno concreto e coordinato per proteggere e valorizzare queste preziose risorse culturali e sociali. È solo attraverso un approccio integrato e collaborativo che potremo salvaguardare il futuro delle nostre zone rurali e delle loro tradizioni millenarie.
di Loredana Mascia